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Category Archives: homo homini virus

HHV

“Ho provato a figurarmi la morale e la democrazia come strumenti per combattere i demoni. Nulla di più ingannevole, Bowie. I demoni non si combattono e non si addomesticano. Si può solo sperare di incarnarli mentre a poco a poco sbranano e devastano”. Così si conclude uno dei romanzi più sconvolgenti che abbia mai letto: Homo homini virus di Ilaria Palomba, edito da Meridiano Zero.
Superfluo ricordare che il titolo ci rimanda all’Homo homini lupus di plautina memoria, teorizzato successivamente e innalzato a paradigma da Hobbes a testimonianza della natura avida e predatoria dell’uomo, che si aggira in quella giungla che è il mondo come una belva feroce. Va osservato, però, che il mondo figurato da Palomba, non senza una certa visionarietà, non è più una foresta selvaggia ma un vuoto destituito di senso e affollato di solitudini. Ed è in questo mondo ridotto ormai a un panorama di macerie che s’incontrano le solitudini di Iris, performer e artista geniale e autolesionista, e Angelo, aspirante giornalista che viene a Roma dalla provincia per realizzare il suo sogno e finisce vittima di abili manipolatori travestiti da intellettuali (Renato Paolini e in parte Luisa Del Giudice). Da sottolineare la scelta dei nomi, fin troppo eloquente, dei due protagonisti: Iris che ci riporta alla mente non tanto la mitologica perso­nificazione dell’arcobaleno, sorella delle Arpie e madre di Eros, quanto il fiore screziato di viola che reca in sé un’ombra funerea e Angelo che allude non tanto alla sua purezza primigenia di giovane idealista pieno di speranze che progressivamente decade precipitando in un abisso di angoscia e disperazione alla stregua di Lucifero quanto all’Angelo di W. Benjamin che si affaccia su un panorama di rovine, ma che guarda più al passato che al futuro. Ed è Angelo il vero protagonista del romanzo, io agente e io narrante, che racconta a posteriori la sua vicenda a uno psicanalista, ambiguo e sfuggente, che non a caso si chiama Bowie, come il Duca Bianco, ulteriore conferma dell’equazione nomina omina. È Angelo una sorta di demiurgo negativo, strumento inconsapevole che consente a Iris di portare alle estreme conseguenze il proprio destino e a se stesso di precipitare sempre più nell’abisso di solitudine e disperazione fino a rasentare la follia e a trasformarsi da vittima in carnefice. A Iris, invece, viene riservato uno spazio diaristico che spezza la narrazione diegetica, quasi intermezzo musicale, a cui lei affida pensieri, riflessioni, desideri e umori che sgorgano come acqua limacciosa da un vissuto familiare conflittuale e doloroso dove l’amore incestuoso per il fratello, Kurt, si accompagna a un rapporto irrisolto con la madre e al disprezzo e conseguente rifiuto da parte del padre.
Ho parlato di intermezzo musicale non solo perché al posto dei tradizionali capitoli di cui si compongono i romanzi ci sono qui delle tracce musicali con riferimenti espliciti a canzoni, cantanti e gruppi in sintonia con le vicende narrate o con i loro sottotesti, ma anche perché la musica occupa un posto di rilievo all’interno del romanzo; non a caso a un certo punto si legge testualmente: “La musica non è un’arte ma una categoria dello spirito”. Accanto alla musica si rilevano molti altri motivi e in particolare il corpo che gode di grande attenzione – e non potrebbe essere diversamente da parte di chi ha sperimentato la Body Performance Art – e di una indiscussa sacralità; basti leggere l’incipit, che ritroveremo anche nella pagina conclusiva in quanto il romanzo ha una perfetta struttura ciclica: “In principio credevo nel corpo. In principio credevo nella salute. […] Ora provo solo odio. La parola “corpo”, svuotata di senso, perde la propria dignità di essere.” E successivamente in una pagina del diario di Iris si legge: “Abitavo il corpo come fosse un tempio.” Finché si giunge al superamento, alla liberazione dei corpi e alla consapevolezza che nel mondo in cui viviamo, squallido, desolato, popolato da affaristi, speculatori, opportunisti e manipolatori, l’unica vera trasgressione è amare di un amore puro e sincero.
Il tutto poggia su un ordito filosofico che spazia da Nietzsche (senz’altro il più presente ed amato) ai postmoderni e che la Palomba dimostra di possedere e maneggiare con estrema consapevolezza e padronanza e non per il gusto del citazionismo, in quanto tutti i filosofi citati sono sim­bioticamente legati ai personaggi e alle diverse situazioni.
A fare, però, di questo libro un’opera straordinaria non è certo il contenuto né il contesto che pure è oggetto di una disamina attenta e puntuale, quanto la cifra stilistica, dal momento che in arte ogni rivoluzione avviene sempre e soltanto sul piano dello stile. Una scrittura, questa della Palomba, originale e innovativa che si avvale, a seconda delle circostanze, di diversi registri linguistici, rimanendo, però, sempre affilata e incisiva come un bisturi quando porta alla luce il marcio che c’è nella società e in ognuno di noi o smaschera i conformismi e le menzogne contrabbandate come verità sociali da pseudointellettuali o uomini di potere. Altre volte, nel delirio creativo e nelle performance di Iris, la scrittura dell’autrice esplode in un gioco pirotecnico di luci e di ombre. Nelle pagine decisamente poetiche del suo diario, dove prevale un linguaggio apoftegmatico, ogni parola, scelta con cura maniacale, ha una sua specifica valenza e una straordinaria varietà di implicazioni e significazioni.
Un libro, per concludere, che mi ha riconciliato con la letteratura e mi ha fatto nascere il sospetto che l’autrice di Homo homini virus non sia la stessa di Fatti male. Troppa la distanza tra i due libri e a livello tematico e a livello stilistico. In comune tra i due libri c’è solo la discesa agli inferi delle pro­tagoniste, ma nell’opera prima di Ilaria Palomba la vicenda è decon­testualizzata e si manifesta quel desiderio di épater le bourgeois che è decisamente datato e che non a caso viene sconfessato in Homo homini virus. Senza contare che manca l’ordito filosofico e il riferimento costante a Sartre e alla fenomenologia non si sviluppa con i personaggi e le situazioni ma è calato dall’alto per giustificare la morte della coscienza ed infine – cosa ancora più importante – la scrittura è completamente diversa, più acerba e ordinaria.

Francesco Improta

unavoltalestate

Premetto che ho sempre guardato con diffidenza le opere scritte a più mani perché ritengo che sia difficile se non impossibile amal­gamare e armonizzare culture, sensibilità e peculiarità stilistiche differenti, in questo caso, però, probabilmente per aver entrambi collaborato alla scuola di scrittura creativa Omero, l’esito lascia meravigliato ed entusiasta il lettore, invitato a mettere ordine in un puzzle intrigante e coinvolgente.
A livello specificamente strutturale si tratta di un libro nuovo ed originale, diviso in cinque lunghi capitoli in cui i personaggi, vere e proprie dramatis personae, più che agire raccontano, riflettono e ricordano, in quanto non ci sono fatti ma solo le interpretazioni dei fatti. Ne consegue che spazio e tempo cambiano continuamente, urtandosi, accavallandosi e talvolta fondendosi.
Al centro di questo puzzle, definito dalla Palomba un thriller psicologico, c’è Maya, un’artista sensibile e geniale che si porta dietro angosce infantili e adolescenziali mai risolte, la tragedia di un padre morto in circostanze misteriose e un rapporto imman­cabilmente conflittuale con la madre e che vive pertanto in una condizione esistenziale psicotica, che la porta a isolarsi, a rin­chiudersi nel mutismo e a rifiutare gli altri. L’incontro con Eduardo, militare di carriera, sembra aprire uno squarcio in questo suo orizzonte cupo ed angusto (si pensi al viaggio in Grecia e all’esplosione di luce e di felicità). Il matrimonio con Eduardo le impone, però, una serie di regole di comportamento che lei mal digerisce, la partenza, poi, del marito per una feroce missione di pace in Medio oriente e la scoperta della sua gravidanza fanno deflagrare la sua psicosi che come dice Lacan non è rimozione del desiderio inconscio – cosa che avviene nelle nevrosi – ma rimozione della realtà o meglio del fondamento che struttura la realtà, il Nome del Padre, per cui tutto va in frantumi e all’estate, richiamata esplicitamente nel titolo del romanzo, che simboleggia il calore, la vita, l’amore, la liberazione succede l’inverno con il gelo che paralizza il corpo e segna la morte dello spirito. E questo gelo non riguarda solo Maya e il suo vissuto ma anche la realtà politica e sociale in cui tutti noi siamo calati.
Se nei romanzi precedenti della Palomba era la musica a scandire i fatti e i moti dell’animo, qui, e non poteva essere diversamente, è la pittura l’arte di riferimento e non la pittura tout- court ma quella espressionistica (Munch in particolare, che urla la propria angoscia contro la desolazione e la disumanità di questo mondo) ed anche questa scelta è comprensibile se è vero – come è vero – che la psicosi è caratterizzata dalla frantumazione della realtà esterna che non può, quindi, impressionarci come accade negli impressionisti.
Anche a livello linguistico e stilistico prevale il cromatismo; le parole si sciolgono nella luce o s’intridono di colori che il più delle volte sono scuri e tenebrosi e germinano da sapienti colpi di spatola.
E così scendiamo e tramontiamo insieme al sole… una discesa nelle tenebre della notte che sembra non finire… Scendiamo in un pozzo sempre più profondo e alla fine sotto un arco troviamo l’acqua e la luna piena che sembra deglutire il mare nero come velluto nero, le stelle sono immense lucciole attaccate all’oscurità che ci crolla addosso.
Stona soltanto la conclusione alquanto consolatoria con quella speranza di estate che si intravede o si intuisce in lontananza, mentre lascia stupiti la capacità di Ilaria Palomba di rinnovarsi continuamente.
Francesco Improta

L’Associazione Le Tre Ghinee/Nemesiache e Eleonora Pimentel
in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
invitano alla presentazione del libro:
Homo Homini Virus di Ilaria Palomba

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“Una storia di passioni ossessive, cinici tradimenti, taglienti affondi ed elettiva complicità. Angelo spreca il suo talento nello spietato mondo del giornalismo. Iris cerca redenzione e sacralità nella fraintesa dimensione della body art entrambi ansiosi e tormentati da un disperato bisogno di riconoscimento. Un empatico psichiatra ripercorre la loro complice, inarrestabile caduta nel delirante abisso in cui da vittime si eleggono a carnefici. L’autenticità non risiede nella gloria, ma nel rischio che si è disposti a correre per la propria verità.”
(Recensione di Lyly Dark su TempiDispari)

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici –
Via Monte di Dio 14 -80132 – Napoli 29 febbraio 2016 – ore 16.30

Intervengono con l’autrice : Esther Basile, Rita Felerico, Maria Concetta Piacente
Coordina: Mimma Sardella
Lettura: Teresa Mangiacapra
Videoriprese: Rosy Rubulotta

info: mangiacaprateresa@gmail.com

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Booktrailer:

Intervista di Paolo Restuccia:
http://www.omero.it/omero-magazine/interviste/ilaria-palomba-siamo-tutti-virus/

Recensione su CheDonna.it:

LIBRI: ‘Homo Homini Virus’

Intervista su Radio Città Futura:

Il booktrailer di Homo homini virus su Antinoya:
http://www.antinoya.it/un-tuffo-nel-mondo-della-performance-art/

Recensione su NotiziaOggi, giornale di Vercelli, 30/03/2015

Intervista di Filippo La Porta su Wikicritics:
http://www.wikicritics.com/ilaria-palomba/
“Ilaria Palomba viene ritratta sul Web come “una bionda dark lady dall’anima punk-rock”, e il suo notevole esordio letterario – Fatti male, uscito nel 2012– è definito “romanzo di perdizione”. Ce ne è abbastanza per farne un personaggio spettacolare e intrigante, tutto virato sulla Retorica della Trasgressione. In realtà Ilaria, nata a Bari nel 1987, è una scrittrice di talento, ha uno stile personalissimo, che fonde registro diaristico, meditazione filosofica e racconto dal ritmo incalzante, cinematografico.”

Recensione di Paolo Restuccia su Succedeoggi:

Il romanzo del corpo


“Insomma è più vicina di quanto possa sembrare a un autore che dichiara di amare molto, Michel Houellebecq, con il quale ha in comune la critica radicale della società vista come strumento di sopraffazione che porta al sacrificio chi non cede al suo nichilismo amorale e condanna gli altri a farsi carnefici o indifferenti.”

Recensione di Ilaria Oriente su Stile, il blog de La Stampa
http://www.stile.it/divertirsi/tendenze/articolo/art/body-art-e-potere-dei-media-homo-homini-virus-id-20066/
“Giocando con l’alterazione dell’espressione latina ‘homo homini lupus’ il titolo del romanzo evoca la concatenazione di incontri, di rapporti, di rappresentazioni che la società moderna tramuta in potenziali discese all’inferno. I media e la loro capacità di strumentalizzare sono protagonisti del romanzo tanto quanto i suoi personaggi, così come il mondo dell’arte performativa, che l’autrice conosce grazie all’esperienza diretta.”

Recensione di Lyly Dark su TempiDispari:
http://www.tempi-dispari.it/2015/04/14/homo-homini-virus-il-nuovo-romanzo-di-ilaria-palomba/
“Una storia di passioni ossessive, cinici tradimenti, taglienti affondi ed elettiva complicità. Angelo spreca il suo talento nello spietato mondo del giornalismo. Iris cerca redenzione e sacralità nella fraintesa dimensione della body art entrambi ansiosi e tormentati da un disperato bisogno di riconoscimento. Un empatico psichiatra ripercorre la loro complice, inarrestabile caduta nel delirante abisso in cui da vittime si eleggono a carnefici. L’autenticità non risiede nella gloria, ma nel rischio che si è disposti a correre per la propria verità.”

Stralcio della delirante intervista di martedì 21 aprile su Radio kalashnikov – Radio Popolare – con Alexandro Sabetti, Hermes Leonardi, Claudio Milo:

Articolo di Arturo e Arianna Belluardo sulla prima presentazione di Homo homini virus da Giufà:
http://www.omero.it/omero-magazine/bella-di-papa/corruption-of-the-innocent-ilaria-palombas-hhv/
“Il 16 aprile sono andato con mia figlia Arianna, 13 anni, alla presentazione del romanzo di Ilaria Palomba, Homo Homini Virus, alla Libreria Giufà di Roma. Ero molto curioso di sapere cosa le fosse arrivato delle parole di Ilaria, di Paolo Restuccia, di Simona Baldelli e di Giorgio Patrizi. E soprattutto, della perfomance della body artist, Tiger Orchid. Le ho chiesto quindi di scrivere una cronaca per Mag O.”

Intervista di Marilù Oliva su Libroguerriero:

ILARIA PALOMBA


“Una delle arti da cui è attraversato il romanzo (oltre a quella, inseguite e mai braccata, del giornalismo e della sopravvivenza) è quella della body art, incarnata da Iris, che è pura rivolta, istinto selvaggio, “gioca con il sangue come fosse un colore a olio e la sua pelle una tela da profanare”. La mia sensazione è che Iris sia metafora anche di altro: anelito di libertà, comunione con l’altro, passione.”

Recensione di Lorenzo Mazzoni su Il Fatto Quotidiano:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/30/libri-dentro-le-traiettorie-di-bianchi-la-scrittura-del-corpo-di-palomba-la-lampada-di-curtis/1633417/
“Un romanzo carnale, capace di descrivere la degenerazione dell’epoca contemporanea in una città eterna come Roma, ormai abbruttita dal rigurgito della globalizzazione. Una prosa asciutta, diretta, senza fronzoli. Si tratta de Homo homini virus di Ilaria Palomba (Meridiano Zero), la storia di un giovane pugliese arrivato nella capitale con il sogno quasi fanciullesco di diventare una grande firma del giornalismo che si occupa di musica e si ritroverà nel vortice di un mondo a lui sconosciuto, quello della body art, un mondo che inizialmente disprezza, ma che imparerà ad amare dopo l’incontro con una selvaggia performer che usa il proprio sangue come inchiostro.”

lacroce
Recensione di Flaminia Naro su La Croce del 5/5/2015

Recensione di Valentino Colapinto su LSDmagazine
http://www.lsdmagazine.com/homo-homini-virus-ilaria-palomba-racconta-il-degrado-sociale-contemporaneo-nel-suo-ultimo-romanzo/22568/
“Homo homini virus è un romanzo di (de)formazione, un’allucinata discesa negli inferi, raccontata a più voci tramite il dialogo di Angelo col suo psicanalista e il visionario diario di Iris. Pagine crude e cupe, che dissezionano senza misericordia alcuna lo squallore esistenziale dei nostri tempi, in cui l’umanità sembra essersi degradata in un morbo contagioso e distruttivo, un virus per l’appunto.”

Recensione di Stefano Savella su Puglia Libre:
http://www.puglialibre.it/2015/05/homo-homini-virus-di-ilaria-palomba/
“I contatti tra il mondo del giornalismo (ad eccezione di quello specializzato) e il mondo della body art non sono particolarmente consueti. Il primo fagocitato dalla cronaca, dalla bulimia di notizie; il secondo chiuso spesso in teatri off, in contesti metropolitani frequentati da un circolo ristretto di persone interessate. Ad Angelo, un giovane pugliese trapiantato a Roma, spetta un po’ per caso il difficile compito di avvicinare la carta stampata al racconto di performance estreme, ideate e messe in opera rigorosamente fuori dagli schemi. Il punto di congiunzione tra i due mondi sarà rappresentato da Iris, una ragazza che nelle sue esibizioni supera quanto già sperimentato dalla madre della body art, Marina Abramovic, ferendosi e mettendo a disposizione il proprio corpo in scena, per dimostrare che «il sacrificio spezza l’individualità umana, quel fottuto ego che tanto ci angustia. Il sacrificio dell’innocente non è un castigo: è illuminazione, coincide con la libidine più estrema, in ultimo con il Nirvana.”

Recensione di Francesco Greco sul Giornale di Puglia
http://www.giornaledipuglia.com/2015/05/dai-lupi-ai-virus-la-perdita.html
“E dunque “Homo Homini Virus” cita l’underground americano (echi di Kerouac) e si riallaccia ai lupi di Hobbes, Bacone e tanti altri e a quelli, ultimi, della steppa di Hesse: stessa alienazione e solitudine cosmica, leopardiana, stessa rabbia sterile, disperata, stessa impotenza, rassegnazione rispetto ai destini toccati in sorte. E traccia un solco fra prima e dopo. Dopo averlo letto, non saremo più gli stessi proveremo nausea e noia per i romanzetti che ci assediano. E’ bene dirlo prima. Non perché la scrittrice ha trovato una sua koinè, come pure è, ma perché è stata impietosa, senza alibi: non ha taciuto nulla, a se stessa e alla pagina. Niente rimozioni, autocensure. E’ risalita all’etimologia primitiva della parola, del senso, della vita: al Big-Bang. Questo si prefiggeva, questo ha fatto.”

14 maggio Repubblica e La Gazzetta del Mezzogiorno parlano della presentazione di Homo homini virus presso La Feltrinelli di Bari con Vincenzo Susca, Claudia Attimonelli, Miguel Gomez.

Recensione e intervista di Luca Piccolo su Word Social Forum:
http://wordsocialforum.com/2015/05/20/homo-homini-virus-il-contagioso-romanzo-di-ilaria-palomba/
“Le sconfitte di Angelo, i suoi occhi curiosi e rabbiosi ci danno modo di osservare attivamente l’ambiente e la società in cui ora stiamo vivendo: lo spietato mondo del giornalismo, la lotta contro il proprio simile, il senso di non-appartenenza a ciò che si manifesta al di fuori, la finzione dei nostri simili, la vittima sacrificale, la continua ricerca dello scandalo e il conseguente facile-fraintendimento, la mercificazione dell’Arte… Iris, con la sua femminile “passività” (in senso mistico) ci permette di ricevere e vivere fisicamente la dimensione psichica e artistica della protagonista.”

Recensione di Antonella Marino su Premio Lum:
http://premiolum.it/articolo/homo-homini-virus-le-pulsioni-estreme-del-romanzo-di-ilaria-palomba
“Una discesa negli abissi della psiche, lì dove l’ancoraggio al corpo come “ultimo baluardo dell’umano” confina con il desiderio di negarlo e oltrepassarlo, l’erotismo vira verso il sacro, ed errore e orrore, vittima e carnefice, perversione e innocenza, caduta e salvezza, vita e morte finiscono per coincidere.”

Recensione di Raffaello Ferrante su Mangia Libri:
http://www.mangialibri.com/libri/homo-homini-virus#sthash.V5PWDWqv.dpuf
“Con una scrittura sempre lucida e affilata, la Palomba tratteggia attraverso le voci di Angelo, agnello sacrificale del suo professore di giornalismo d’assalto Paolini e i diari di Iris, performer di body art che dietro la voglia di emergere nasconde ferite mai rimarginate, una società e una realtà per niente consolante e consolatoria, uno stato di natura dove a vincere sono solo l’egoismo e la sopraffazione e persino l’amore, l’arte, l’amicizia, il lavoro, non sembrano essere altro che effimeri, vacui e consolatori strumenti di sopraffazione altrui.”

Servizio di Daniela Mazzacane su TgNorba24:

Recensione di Massimo Onofri su La Nuova Sardegna:
Articolo Nuova Sardegna
“Com’è possibile che una scrittrice nemmeno trentenne viva già il privilegio e la disgrazia d’uno sguardo così lucido e disperato? D’un così acuto male di vivere? Non bastano il talento – indubbio – l’intelligenza e la cultura a spiegarcelo. Ci voleva un grande candore per guardare in faccia gli occhi di medusa della propria gioventù.”

Recensione e intervista a cura di Toten Schwan per la fanzine Tritacarne:

Fai clic per accedere a %5BDIECI%5D.pdf

“ANSIA E FRUSTRAZIONE PER LE PREVARICAZIONI SOCIALI SONO SOLTANTO LE PRIME SENSAZIONI CHE SI IMPADRONISCONO DI NOI MENTRE FACCIAMO LA CONOSCENZA DEI PERSONAGGI CHE INSANGUINERANNO COI LORO SENTIMENTI E LE LORO [RE]AZIONI LE OLTRE TRECENTO PAGINE VERGATE DA ILARIA. IL MONDO DELLE PERFORMANCE ARTS E’ SOLO IL LUOGO CHE OSPITA IL VISSUTO E NON L’ELEMENTO FONDANTE DEL ROMANZO. SIAMO DI FRONTE INFATTI AD UNA DENUNCIA SOCIALE CHE HA COME MIRA LA PERDITA DI UMANITA’ ORMAI DILAGANTE ED INARRESTABILE. E’ UN LIBRO DI DENUNCIA, NON UN EROS BOOK ANCHE SE A TRATTI QUALCUNO POTREBBE PENSARE IL CONTRARIO.”

Commento di Caterina Arcangelo e stralcio di Homo homini virus pubblicato su FuoriAsse:
fuoriasse.hhv

Commento di Nicola Vacca e stralcio di Homo homini virus pubblicato su Zona di disagio:

“Homo homini virus” di Ilaria Palomba. Ecco l’incipit


«”Homo homini virus” è un affresco tagliente della nostra decadenza di essere umani. Ilaria Palomba è una scrittrice che chiama le cose con il loro nome e certo non usa parole accomodanti per narrare tutta la drammatica viralità dell’uomo abisso dell’altro uomo.
“Dedico Homo homini virus ai santi, ai dannati, agli artisti incompresi, ai folli e a tutti coloro che sono, oggi più che mai delusi dall’umano”. Sono sufficienti queste parole di Ilaria poste all’inizio del libro per rendersi conto della caduta in cui si precipiterà avventurandosi nella lettura. Homo homini virus è libro inattuale e coraggioso. Un romanzo destinato a fare male, un antidoto contro l’imbecillità di ogni conformismo.»

Recensione di Marco Enrico Giacomelli sul blog del Messaggero (HHV è il V libro):
http://www.artribune.com/2015/07/letture-estive-seconda-settimana-narrazioni-ad-arte/
“IL CORPO AL CENTRO
Non si può certo dire che Ilaria Palomba scriva di performance art senza cognizione di causa. Eh sì, perché la studia con ottimi risultati saggistici e accademici; perché la pratica, inizialmente al fianco di Franko B. e poi con il gruppo I Cardiopatici, di cui è fondatrice; perché ne racconta la scena. E lo fa ancora in queste trecento pagine à bout de souffle, strutturate in capitoli brevi e brevissimi. Anzi, non capitoli ma tracce, tracce musicali.”

Recensione di Nicola Vacca su Satisfiction:
http://www.satisfiction.me/homo-homini-virus/
“HOMO HOMINI VIRUS
«Homo homini virus» è un libro estremo di considerazioni inattuali sul disfacimento del nostro corpo nel cuore di una decadenza che sta uccidendo tutto e tutti in un tempo in cui i nichilismi invadono ogni cosa.”

IL MESSAGGERO:

messaggeroCarver

IL GIORNALE LETTERARIO:

“E’ una storia di cadute, di talenti sprecati, di ricerca incessante di riconoscimenti, tra ansia e tormenti, il romanzo vincitore della sezione narrativa alla tredicesima edizione del Contropremio Carver. “Homo Homini Virus” di Ilaria Palomba edito da Meridiano Zero.
Racconta la storia di Angelo, che spreca i suoi sogni e professionalità nello spietato mondo del giornalismo, e Iris che cerca redenzione e sacralità nella fraintesa dimensione della body art.
Un romanzo abissale che è cicatrice profonda e che meglio di altri ha saputo raccontare il nostro contemporaneo anelito alla salvezza.”

ARTICOLO COMPLETO:

Ilaria Palomba, Sauro Albisani e Daniela Musini vincono il Contropremio Carver 2015

BARLETTA NEWS:

“È pugliese una delle tre vincitrici del Premio Carver 2015. Classe 1987, una laurea in Filosofia, la giovane e commossa Ilaria Palomba è arrivata prima nella sezione narrativa con il suo romanzo “Homo Homini Virus”. È Un romanzo abissale che è cicatrice profonda e che meglio di altri ha saputo raccontare il nostro contemporaneo anelito alla salvezza – si legge tra le motivazioni ufficiali del premio.” Giusy Del Salvatore

ARTICOLO COMPLETO:
http://www.barlettanews.it/controintervista-alla-scrittrice-pugliese-ilaria-palomba-premio-carver-narrativa-2015/

PREMIO CARVER:

“E’ una storia di cadute, di talenti sprecati, di ricerca incessante di riconoscimenti, tra ansia e tormenti, il romanzo vincitore della sezione narrativa alla tredicesima edizione del Contropremio Carver. “Homo Homini Virus” di Ilaria Palomba edito da Meridiano Zero.
Racconta la storia di Angelo, che spreca i suoi sogni e professionalità nello spietato mondo del giornalismo, e Iris che cerca redenzione e sacralità nella fraintesa dimensione della body art.
Un romanzo abissale che è cicatrice profonda e che meglio di altri ha saputo raccontare il nostro contemporaneo anelito alla salvezza.”

ARTICOLO COMPLETO:

https://premiocarver.wordpress.com/

PROSPEKTIVA:

“E’ una storia di cadute, di talenti sprecati, di ricerca incessante di riconoscimenti, tra ansia e tormenti, il romanzo vincitore della sezione narrativa alla tredicesima edizione del Contropremio Carver. “Homo Homini Virus” di Ilaria Palomba edito da Meridiano Zero.
Racconta la storia di Angelo, che spreca i suoi sogni e professionalità nello spietato mondo del giornalismo, e Iris che cerca redenzione e sacralità nella fraintesa dimensione della body art.
Un romanzo abissale che è cicatrice profonda e che meglio di altri ha saputo raccontare il nostro contemporaneo anelito alla salvezza.”

ARTICOLO COMPLETO:

Ilaria Palomba, Sauro Albisani e Daniela Musini vincono il Contropremio Carver 2015

RADIO KAOSITALY PODCAST DELLA PUNTATA DEL 16 dicembre 2015

RADIO1PLOTMACHINE RAI PODCAST 28 dicembre 2015 e 4 gennaio 2016

PREMIO NABOKOV FINALISTI 2016

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© ilaria palomba
foto 1 by DF Produzioni
performance con Miguel Gomez “Io sono un’opera d’arte” presso Women in art
foto 2 e 3 by Stefano Borsini
performance con Miguel Gomez e Daniele Casolino “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” presso Stigmate Night