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Monthly Archives: novembre 2016

fullsizerender

Il problema è non passare il confine da lì non c’è ritorno e lo sai combatti combatti non essere l’autoavverarsi della profezia tutte le donne della famiglia non è vero non tutte credi sia bello non è forza questa violenza è fragilità senza limiti forse non sarai mai una stella ma non trasformarti in buco nero puoi ancora farcela a rialzarti cammina veloce e non guardarti indietro dimentica i sentimenti non servono a nulla dimentica dimentica assapora il vissuto oltrepassa il selciato nasconditi nel grano e diventa spiga forse aneli alla morte perché ti manca l’occhio di dio prova a essere più umana non sciorinare parole improbabili solo per quel retrogusto retro’ ieri mi hai detto che avresti ucciso ti guardavo districare i capelli scarmigliati all’ombra di un faggio e correvi correvi librandoti in volo libellula senz’ali t’ho afferrato le mani cunicoli vuoti di tenebra chi ti ho chiesto chi vuoi uccidere uccidere il tempo l’armonia stolida di questo altrove mi hai guardata ferina assassina abitare l’assurdo sussurravi l’assurdo ci possiede come camminare sul cornicione a occhi bendati e dimmi doppelganger perché non dovremmo morire è me che vuoi uccidere ci provi da sempre solo la parte fragile la bambina ferita dietro le grate oppure chiunque un lato rideva l’altro piangeva hai scelto di non scegliere la vita cosa c’è dopo cosa c’è oltre il cavalcavia cancellato il salto nel vuoto una piscina di sguardi covoni e spighe dalle unghie corvine perché non morire dimmelo a cosa vale crescere sposarsi metter su famiglia tirar su figli ingrati e mariti fedifraghi a cosa invecchiare ammalarsi rimuginare sulle sconfitte rammendare le perdite è assurdo volerla questa vita tutta uguale in ogni direzione allora prenditi un corpo questo ti chiedo un corpo che non sia il mio aprilo dilanialo guardaci dentro quando guardi nell’abisso… troppi abissi hanno guardato in me e in fondo mi piace essere l’altra l’amante la cattiva della storia la tentazione maligna finché non te ne convinci finché resta un gioco prima del crollo prima del vuoto ecco vedi l’assurdo il mito di sisifo come sopravvivere all’idea del suicidio (omicidio) come conferire valore all’umano e non scorgervi la putrescenza dei virus della terra come non dare in pasto a madre natura questa carne gracile che siamo e abitiamo le ragioni sono scritte nell’ultima pagina e nessuno può conoscere la fine se non legge il libro per intero ascolto la voce della polvere del vento la memoria della terra del fuoco e del corpo divenire carnefice mi hanno detto che continui ad assassinare te stessa negli altri e non c’è via d’uscita che non sia lasciarsi vincere arrendersi alla vita.

Se la vita fosse il tuo ideale di vita saresti capace di gestire la distanza il confronto e la gelosia invece hai sempre come il sentore di mandare tutto all’aria sei una terrorista emotiva sempre a un passo da lanciare la bomba non che tu riesca a salvarti finisci sempre travolta nell’esplosione se la vita fosse il tuo ideale di vita faresti quel che devi nei tempi in cui hai deciso non entreresti nel panico ogni volta prima di un compito un lavoro un incontro o confronto e non ti verrebbe questo blocco e troveresti il tempo sapresti dividerlo la smetteresti di perdere treni e rinfacciartelo se la vita fosse il tuo ideale di vita ti butteresti anima e corpo nel romanzo invece che perdere tempo a pensare a ciò che non puoi sapere se la vita fosse il tuo ideale di vita saresti capace di leggere cento pagine al giorno senza distrarti e invece ecco che ti arrotoli in pensieri concavi una catena di ideazioni mentre leggi che tornano a lui a te all’altra e all’altro un quadro perfetto di smembramento emotivo non lasci andare il passato perché non hai fiducia nel futuro c’è chi fa lo stesso te lo chiedi da troppo tempo per avere risposta il risultato è un’incommensurabile perdita di sonno e sangue diffuso in più corpi non saper star sola e crollare procrastinare deludere infrangere sentirti tradita mentre non hai mai fatto altro che tradire qualcuno ti disse non è mica facile stare con te e tu hai avuto paura di essere solo una terra di passaggio in cui ciascuno semina fiori che nessuno raccoglie e se volessi uscirne non potresti comunque abbassare la guardia saresti nel limite tra l’ora e l’altrove questa paura questa paura cava di abbandono e morte come riallacciarti al perdono deve esserci una strada per la porta dell’empatia ora ti sembra che solo la vendetta soltanto la fuga possa mitigare l’infamia ma quale infamia non c’è null’altro che stratificazione tolto uno strato di terra tutto si fa oscuro la notte l’anima il fuoco e lo chiamano amore non sarebbe meglio nominarlo discesa ade inferno forse si vive anche morendo forse possiamo superare la bruma mentre discendiamo nelle viscere del sentire forse sarai più forte di me devi esserlo più forte del grido del silenzio di questa sentenza chiamata abbandono.