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7 Comments
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arrivato qui per caso, ma non sai QUANTO caso. ho letto solo l’ultimo. cazzo che che forza nelle parole, mi ha sbalordito. tornerò. e non è una minaccia.
Grazie di cuore Velasketz.
Ciao Ilaria,
Ho appena visto le tue performing arts, ma non ho ancora letto i tuoi saggi. Io ho studiato molta storia dell’arte (antica, medievale e moderna), ma non ho dimestichezza con l’arte contemporanea, con la Visual art di cui ti occupi tu. Mi chiamo Andrea Girolami e mi sono laureato presso la facoltà di Scienze della formazione, dei beni culturali e del turismo presso l’università di Macerata.
Ho 37 anni, sono operatore museale per Musei Sistini del Piceno e vivo a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno.
Vorrei sapere da te se hai mai sentito parlare della filosofia estetica di John Dewey, che ha scritto un libro intitolato “Arte come esperienza”, nel quale, in buona sostanza, effettua un paragone tra l’arte intesa come creatura vivente e l’esperienza della vita quotidiana. Per Dewey è arte tutto ciò che consiste in un’esperienza di vita, quindi il concetto si può meglio definire nei contorni dell’epistemologia della complessità (o teoria dei sistemi), un organicismo che vede l’artista demiurgo come un nuovo creatore universale, in grado di dare forma, e quindi vita, alle opere che chiamiamo frutto della “creatività”, ma che Dewey crede essere solo una continuazione della creazione della natura, idealmente rappresentata dall’artista, che nella sua opera restituisce l’unità e l’armonia.
Ecco, io osservando le tue creazioni artistiche ho visto l’unità e l’intero dell’esperienza che la percezione dell’arte può dare: una sensazione di completezza dello spirito.
Spero che tu possa aiutarmi a meglio comprendere l’arte contemporanea di cui tu sei somma e polivalente interprete.
Cordiali saluti,
Andrea Girolami.
Ciao Andrea,
ti ringrazio per le tue parole e per lo scambio di esperienze. Sì, certo, ne ho letto degli stralci ma a dire il vero per il saggio “Io sono un’opera d’arte, viaggio nel mondo della performance art” ho tratto ispirazione da tutto ciò che con l’arte aveva a che fare solo di rimando. Le fonti utilizzate da un punto di vista teorico sono state: “Il sex appeal dell’inorganico” di Mario Perniola, “Il tempo delle tribù”, “Au creux des apparences”, “Elogio della ragione sensibile”, “Apocalisse” di Michel Maffesoli, “Gioia tragica” di Vincenzo Susca, “Mille piani” di Deleuze e Guattari, “L’Erotismo” di Bataille, “Lo scambio simbolico e la morte” di Baudrillard, “La gaia scienza” di Nietzsche, “Il teatro e il suo doppio” di Antonin Artaud, documentari su youtube su Mattew Barney, Marina Abramovic, Gina Pane, Ron Athey, Franko B., interviste ad artisti dell’underground romano e parigino, e poi un sacco di workshop diretti sul campo (i migliori sono stati “Chi sei tu” con Franko B. e “Performazione” con Antonio Bilo Canella).
Il concetto centrale del saggio è che l’arte vissuta sul corpo è un ritorno al tribale e riproduce in forma postmoderna dei rituali tribali di passaggio. Si tratta di una risacralizzazione del presente ma è un divino senza Dio, un divino sociale, per usare un’espressione cara a Maffesoli. L’idea di base del lavoro che ho fatto (sia scrivendo che praticando) è quella dell’iniziazione, del contatto con la Totalità. Per qualche anno ho fatto io stessa performance (in quelle con Miguel Gomez e Antonio Bilo Canella mi sono avvicinata davvero molto a quell’esperienza del sacro di cui ti dicevo), poi mi sono fermata. Dovevo fermarmi per non disperdermi troppo e per ritrovare il contatto con la forma d’arte che sento più prossima: la scrittura. Ora scrivo soltanto. Il corpo lo vivo scrivendo.
Un caro saluto
Ilaria
Mi piacerebbe sapere se tu sei una persona che sto cercando di ritrovare da molto tempo. Ti spiego: posseggo delle foto dove c’è una persona ritratta che ti somiglia molto. Ma non posso saperlo per certo, per questo motivo ti scrissi un messaggio tempo fa su fb. Ma non ho mai ricevuto una risposta!
Se ritrovi il messaggio ed hai piacere, fammelo sapere. Grazie
Non credo di conoscerti Emmanuele, il messaggio non lo trovo, magari riscrivimi su Facebook.